Che cos’è il cheratocono
Il cheratocono è una malattia progressiva non infiammatoria della cornea che si assottiglia e si deforma, assumendo una caratteristica forma a cono. Di profilo la superficie oculare diventa quindi più sporgente.
La cornea in un punto perde la capacità di resistenza meccanica e, a causa della pressione interna dell’occhio, avviene lo sfiancamento.
Sintomi
I sintomi iniziali sono legati a difetti refrattivi. Il cheratocono normalmente non dà dolore a meno che non avvenga un rapido sfiancamento della cornea e la sua perforazione. Spesso il cheratocono è associato a una congiuntivite allergica.
Cause
Le cause certe non sono note. Tuttavia, ci potrebbe essere una predisposizione genetica. Inoltre ci sono possibili legami con malattie generali dell’organismo (dette “sistemiche”). Infine possono essere considerati fattori di rischio piccoli traumi oculari ripetuti nel tempo e problemi al nervo trigemino (che si innerva nella cornea).
Diagnosi e cura
Il cheratocono si diagnostica con l’oftalmometria (misurazione della cornea). Lo strumento principale per la sua diagnosi e per la valutazione della gravità è la topografia corneale, con cui si misura il raggio della cornea punto per punto; a questo esame deve essere sempre associata la misurazione dello spessore corneale.
Va eliminato o corretto al meglio il difetto visivo causato dal cheratocono: questo è inizialmente possibile con occhiali ma, col progredire della patologia, solo le lenti a contatto possono dare il risultato sperato. In questo caso la lente a contatto non ha solo uno scopo refrattivo, ma contiene meccanicamente la protrusione corneale, rendendo più regolare la sua forma. Fondamentali sono i controlli oculistici annuali. Nei casi più gravi si ricorre al trapianto di cornea (obbligatoria se si è verificata la perforazione).
Il cross-linking è una metodica che ha come risultato finale quello di rendere la cornea più rigida ed evitare, quindi, lo sfiancamento. Questo avviene tramite la creazione di legami tra le fibre collegane stromali. Il trattamento è minimamente invasivo: si fa reagire una sostanza fotosensibile (la riboflavina) – che viene somministrata in forma di collirio – con i raggi ultravioletti. Questo processo lega meglio tra loro le fibre collagene, rinforzando la superficie oculare.